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L'Autostrada del Sole: un capolavoro da esposizione

Pubblicato in Novità e promozioni

Il 19 maggio del 1956 viene deposta la prima pietra di quella che passerà alla storia come l'Autostrada del Sole: ancor oggi il tracciato più lungo a livello nazionale che collega Milano a Napoli, passando per Bologna, Firenze, Roma. L'inaugurazione ufficiale arriverà 8 anni più tardi al cospetto dell'allora Presidente del Consiglio Aldo Moro: è il 4 ottobre 1964.

Nord e Sud: mai stati così vicini

Quella che verrà definita “la spina dorsale della comunicazione terrestre italiana” nasce da una scommessa apparentemente folle, ma che è anche un'esigenza, ormai insopprimibile: unire Nord a Sud per favorire la ripresa economica, ma anche per realizzare uno strumento di equilibrio culturale e sociale. Prima dell'Autostrada del Sole raggiungere Napoli da Milano, e viceversa, richiedeva un viaggio di 2 giorni e mezzo!

Il risultato saranno 755 km di autostrada, 113 ponti e viadotti, 572 cavalcavia, 38 gallerie, 57 raccordi con una media di 94 km di strada finita all’anno, 15 milioni di giornate lavorative. Costo complessivo: 272 miliardi di lire.

Un'opera colossale e innovativa

Le difficoltà sono enormi: l'Italia è per lo più una nazione a carattere montuoso e questo comporterà studi preliminari molto approfonditi, ma soprattutto una serie di innovazioni di carattere tecnico senza precedenti.

Per la fondazione stradale e garantirle una maggiore portanza e durata nel tempo, vennero applicati per la prima volta in Italia criteri di stabilizzazione della terra. Teniamo presente che nel 1956 la stragrande maggioranza delle strade da noi non era asfaltata. Per l'Autostrada del Sole si pensò di organizzare l'intero processo produttivo secondo un modello industriale, ossia pianificato in ogni sua fase: dall'approvvigionamento dei materiali, alla miscelazione dei composti, dal trasporto alla stesa del bitume. Gli impianti di produzione erano dislocati lungo il tracciato ogni 35/40 km, consentendo così un controllo capillare della qualità dei conglomerati e un'assoluta uniformità delle caratteristiche dei materiali e della pavimentazione.

Per avvicinarsi anche tra i monti al concetto della linea retta, che è puramente astratto vennero adottati alcuni criteri: mantenimento del raggio della curva sempre al di sopra dei 250 metri; distanza di visuale libera sempre sopra i 180 metri e pendenza sempre inferiore al 3,75%. Il tratto Bologna-Firenze (la famigerata Appenninica, oggi detta Panoramica) fu senz'altro quello più difficile da costruire. Venne realizzato in meno di 2 anni a ritmi impressionanti: si lavorava giorno e notte. Per la manodopera si ricorse anche ai pastori delle valli che si videro trasformati, secondo le capacità, in carpentieri, falegnami, operai.

Dall'A1 alla A36!

In previsione di un traffico sempre crescente, vennero progettate e piano piano costruite anche una serie di autostrade complementari, tutte in un modo o nell'altro germinate dalla Milano-Napoli. Se è vero che un grande asse di trasporto sollecita gli impulsi produttivi, è anche vero che quest'asse deve essere integrato con un sistema di raccordi e collegamenti che la uniscono alle aree più distanti, specie a quelle suscettibili di sviluppo.

Nel Mezzogiorno l'Autostrada del Sole ha certamente favorito la nascita di nuove industrie e la moltiplicazioni dei traffici modificando radicalmente la vita di intere regioni e spesso anche l'ambiente circostante (nel bene e nel male).

Tutto questo però vale senz'altro anche per il resto d'Italia che non ha potuto che giovarsi delle straordinarie opportunità che una rete viaria di ampio respiro poteva garantire. Ad oggi, senza contare le varie tangenziali delle città più popolose (enumerate partendo anch'esse dalla A) abbiamo ben 36 autostrade in Italia: un vero e proprio reticolato capillare che unisce l'Italia da Nord a Sud e da Est a Ovest.

Perché un'opera da esposizione?

La grandezza dell'opera è tale che perfino gli americani ne resteranno incantati. Tanto da dedicarle, presso il MoMA di New York uno spazio rilevante all'interno di una mostra dedicata all'ingegneria del XX secolo, realizzata nel giugno del 64, intitolata “The Italian Masterpiece”.

 

 

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